Le origini: Pero de Magalhães Gândavo

Nativo di Braga, ma di origini fiamminghe, poche sono le informazioni sulla sua vita. Pero de Magalhães Gândavo è un umanista dalle indubbie capacità, non si conoscono le date di nascita e morte, ma si sa che visse in Brasile tra il 1565 e il 1570; certo è che nel 1573 doveva aver già composto il Tratado da Terra do Brasil, pubblicato per la prima volta con grande ritardo, solo nel 1826 ad opera dell’Accademia delle Scienze di Lisbona.

La meticolosa História da Província de Santa Cruz a que vulgarmente chamamos Brasil (1576), si presenta come sunto di tutti i suoi precedenti scritti sulla nuova terra e comprende anche alcuni componimenti lirici camoniani inediti in cui si esaltano «o claro estylo, o ingenho curioso e o claro espirito» dell’autore, confermando il rapporto di profonda stima che legava i due. Pero de Magalhães fu infatti grande ammiratore e amico di Camões, il primo a lodarne con tanto trasporto l’opera.

L’História, considerata come la prima, vera storia del Brasile nasce dal desiderio di far conoscere, riaffermare per contestualizzare una realtà che, nonostante gli anni ormai trascorsi da quel primo “achamento”, deve attirare sempre più l’interesse portoghese.

E’ opera di transizione, componimento che rispecchia lo spostarsi del punto di osservazione degli autori cronisti che acquisiscono via via maggior obbiettività nel giudizio non più esclusivamente ammirato di un Brasile fantastico; è testimonianza maturata sul campo che abbina alla fascinazione per le ricchezze naturali, alle esemplari descrizioni di flora e fauna, la storia dello sviluppo delle Capitanias e dell’operato della Companhia de Jesus (i Gesuiti), senza far mancare lunghe presentazioni della popolazione locale.

Come già nel Tratado, scritto con il dichiarato intento di «far conoscere con poche parole la fertilità ed abbondanza della terra del Brasile», anche nell’História produzione letteraria e cronaca storica si confondono in una non celata propaganda a favore del nuovo mondo.

Gândavo senza rinunciare a suscitare “meraviglia e seduzione” che attirino la completa attenzione del re e che catalizzino i flussi migratori, riconosce la necessità di una certa attinenza al reale.

Al generale senso oggettivo si devono le considerazioni sull’indio, non più negativamente tipizzato né esclusivamente idealizzato nella figura del “buon selvaggio”: aspetti positivi oltre che negativi, vengono rilevati e presentati; la superiorità fisica, il saper vivere in conformità con le leggi della natura e il coraggio non mancano comunque d’essere controbilanciate da una predominanza di considerazioni circa crudeltà, disumanità, incostanza, spirito vendicativo, assenza di “fede e corona”. Esemplare è il passo in cui l’assenza alfabetica delle lettere F, L e R nella lingua indigena viene presa a chiara conferma della mancanza di Fede, Legge e Re.

Scelte oculate, abbinate ad un’instancabile lode della ricchezza e prosperità naturale dei luoghi, nelle quali vistoso e costante si ritrova il messaggio lanciato al re: fondamentale è prestare la massima attenzione, non perdere l’occasione e agire per imporsi prima che sia troppo tardi. Incalcolabile sarà il vantaggio economico e politico che la terra, trasformabile in un grande impero, apporterà alla Corona Portoghese. Enormi le potenzialità in essa insite.

…”he esta Provincia sem contradição a melhor para a vida do homem que cada huma das outras de América, por ser comunemente de bons ares e fertilíssima, e em gran maneira delitosa e aprazível a vista humana (…) salutifera e livre de infermidades …”

…”(a terra) é mui fertil e viçosa, toda coberta de altíssimos e frondosos arvoredos, permanece sempre a verdura nela inverno e verão … Ao longo deste Rio ha terras mui viçosas e muitas águas para se poderem fazer engenhos de açucar, as quais também se perdem por não haver gente que as vai povoar. Tem dentro algumas ilhas de terras mui grossas e acomodadas para se fazerem nelas muitas fazendas. Nesse mesmo Rio ha muito peixe em extremo, e junto dele muita infinita caça de porcos e veados. Aqui se pode fazer uma povoação, onde os homens vivam abastados e façam muitas fazendas.”

… “Havia muito destes índios pela Costa junto das Capitanias, tudo enfim estava cheio delles quando começarão os portuguezes a povoar a terra; mas porque os mesmo índios se alevantarão contra elles e faziao-lhes muitas treições, os governadores e capitães da terra destruirão-nos pouco a pouco e matarão muitos delles …”

(da História da Província de Santa Cruz a que vulgarmente chamamos Brasil e Tratado da Terra do Brasil)