Brasile, oltre 130 delegazioni straniere all’insediamento di Dilma Rousseff

Delegazioni di oltre 130 paesi, dodici capi di Stato e dodici capi di governo, nove vicepresidenti, 23 ministri e 76 ambasciatori. Tante sono le personalità attese alla cerimonia di insediamento di Dilma Rousseff che si terrà sabato pomeriggio a Brasilia. Una cerimonia in grande stile per salutare la presidente che mette fine, a meno di sorprese, all’era Lula: il capo di Stato uscente non ha escluso un suo ritorno sulle scene nel 2014 anche se il momento consiglia di tenere i riflettori ben accesi sulla sua erede.

Ad assistere alla sfilata presidenziale ci saranno, tra gli altri, la segretaria di Stato Usa Hillary Clinton la maggioranza dei leaders regionali, il principe Felipe di Spagna e il primo ministro sudcoreano Kim Hwang-sik. Ci sarà inoltre il primo ministro bulgaro Boyko Medtodiev Borissov: invito dovuto al rappresentante del paese che dette i natali al padre di Dilma, Petar Russev divenuto Rousseff una volta sbarcato in Brasile. Assenza di peso, quella della presidenta argentina Cristina Fernandez Kirchner che rinuncia per “motivi personali”. È stato un “anno difficile” ha spiegato il ministro degli Esteri Hector Timerman ricordando che per Cristina è il primo capodanno senza il marito Nestor, deceduto a ottobre. Mancherà, non invitato, anche il presidente dell’Honduras Porfirio Lobo. Brasila ha congelato le relazioni diplomatiche con Tegucigalpa all’indomani dell’allontanamento dell’ex presidente Manuel Zelaya ad opera dei militari, e non ha riconosciuto Lobo come presidente legittimo del paese. Senza contare che fu proprio l’ambasciata brasiliana ad ospitare per settimane Zelaya, rientrato con un blitz nel paese prima di essere trasferito nella Republica Dominicana.

Attesa anche per il discorso che Dilma terrà al “Congresso”. Un intervento che si pensa sarà nel segno della continuità con Lula e che si terrà alla presenza anche di undici sue ex compagne di cella: la presidente eletta è stata infatti in prigione dal 1970 al 1972, in piena dittatura militare. I primi passi del governo Rousseff sono comunque abbastanza obbligati: presidente e ognuno dei ministri riceverà il “Libro della transizione”, redatto dal governo precedente, con annesso l’importante capitolo “Agenda 120”, calendario per i primi quattro mesi di governo. Dilma dovrà presentare il 31 agosto il Plano Plurianual (Ppa), documento sul quale vengono scritti gli impegni finanziari, le spese e gli obiettivi da perseguire da metà 2011 a metà del 2015. Un piano che verrà quindi esteso anche ai primi mesi di mandato del prossimo capo di Stato, così come la strategia di inizio 2011 è quella fissata dal secondo governo Lula. Dilma porterà avanti i programmi sulla crescita cui ha partecipato da ministro nel gabinetto Lula. L’obiettivo è arrivare a due milioni di case popolari e tagliare il nastro di grandi opere infrastrutturali come la centrale idroelettrica di Belo Monte e importanti arterie ferroviarie che attraversano il gigante amazzonico.