Aprile rosso: settimana di mobilitazione del Movimento dei Sem Terra

Il ‘Movimento dei lavoratori rurali senza terra’ (Mst), che raggruppa circa due milioni di famiglie di contadini, ha dato inizio alla settimana annuale di mobilitazione per l’accelerazione della riforma agraria intensificando le occupazioni di ‘fazendas’ (latifondi) e proprietà private.

Iniziative di protesta sono segnalate già in diversi stati del paese: nel Pernambuco, un gruppo di contadini ha occupato una fabbrica di canna da zucchero in disuso nel comune nord-orientale di San Lorenço da Mata; si tratta di un impianto appartenente al complesso zuccheriero di Tiumá, abbandonato agli inizi degli anni ’90, appartenente all’azienda ‘Votorantim’, su cui pende dallo scorso anno un ordine di espropriazione e rassegnazione ai ‘sem terra’.

Manifestazioni e invasioni pacifiche si inseriscono nel cosiddetto ‘aprile rosso’ e si intensificheranno in tutto il paese in vista del 13° anniversario del massacro di 19 contadini e del ferimento di altri 69 compiuto dalla polizia militare il 17 aprile 1996 a Eldorado dos Carajás, nello stato amazzonico del Pará; nella ricorrenza della strage il Mst – che ha da poco compiuto 25 anni – ha istituito la “giornata di lotta nazionale per la riforma agraria”.

A 13 anni dall’accaduto, si legge in una nota, “i poveri nei campi continuano ad essere bersaglio della violenza dei latifondisti e dell’impunità”.

Oggi, guidati dal dirigente storico del Mst João Pedro Stedile, i ‘Sem Terra’ cominceranno una marcia a piedi di 100 chilometri tra Jangada e Cuiabá, capitale del Mato Grosso, tra le principali regioni rurali del Brasile: invocheranno l’assegnazione delle terre incolte e la fine della monocoltura su vasta scala che minaccia l’agricoltura familiare e l’ambiente.

Il governo afferma di aver assegnato dal 2003 un totale di 43 milioni di ettari di terre a 520.000 famiglie contadine; il Mst contesta i dati sostenendo che la riforma agraria è rimasta invece paralizzata e che negli ultimi anni ne hanno beneficiato appena 163.000 famiglie, mentre 250.000 continuano a vivere ammassate lungo i bordi delle strade in attesa di un pezzo di terra.