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CARIMBÓ

 

Per comprendere il Carimbó è importante saperlo collocare nel giusto contesto di appartenenza, ovvero la regione amazzonica e la sua “insalata etnica”.
È qui che si incontra il caboclo, individuo nato da un genitore indigeno e uno bianco.
Il termine, oltre ad esprimere la manifestazione fisica di tale incrocio di razze, si fa portatore dei suoi valori culturali, identificando un popolo consapevole delle proprie origini meticce che, pur vivendo all’interno di un calderone multietnico, si riconosce, si distingue e si mostra attraverso un’invenzione ludica senza pari, il Carimbó appunto.

Ma cos’è il Carimbó? È una danza tipica dello Stato del Pará. Ne esistono varie tipologie (praieiro, pastoril, rural) legate alle differenze regionali che coesistono all’interno dello Stato, ciascuna con una realtà socio-economica peculiare. Il nome, in realtà, indica lo strumento di accompagnamento, un tamburo che viene suonato direttamene con le mani.

Tradizionalmente i testi che compongono le musiche sono dei brevi poemi inventati dagli abitanti del posto, la cui tematica principale è incentrata sulla vita quotidiana: il lavoro, gli amori, i miti e le leggende locali. Sono versi corti e rimati, con parole facili da memorizzare. L’abbigliamento femminile è molto caratteristico, soprattutto le ampie gonne colorate lunghe fino ai piedi, con grandi stampe floreali. Non possono mancare bracciali e collane fatte di semi, fiori o altri ornamenti tra i capelli.

La danza è eseguita a coppie e prevede una serie di coreografie i cui volteggi richiamano l’atto del corteggiamento animale. Il primo passo lo fa l’uomo, che invita la compagna a ballare. Lei accetta ed ha inizio il rituale, che può assumere toni scherzosi o più sensuali. Partendo da questa semplice struttura di base, i movimenti sono inventati e reinventati di continuo, inevitabilmente influenzati dal contatto con le altre culture, ma senza perdere il giusto equilibrio tra modernità e tradizione.