L’Inghilterra tenta di scaricare rifiuti tossici in Brasile

Londra. Rifiuti tossici domestici e industriali riversati in discariche in Ghana e Brasile: è il “dirty secret” che imbarazza la Gran Bretagna e che potrebbe indurre Downing Street a irrigidire le norme sullo smaltimento dei rifiuti. Il ministro dell’Ambiente, Hillary Benn, ha avviato un’inchiesta su due società legate alla spedizione di 90 container contenenti 1.400 tonnellate di materiale, tra cui siringhe, preservativi, pannolini, rifiuti elettrici come batterie e pile e rifiuti tossici domestici; le aziende che hanno ricevuto il materiale – partito da Felixstowe verso porti brasiliani- si attendevano plastica riciclabile. Non solo: il ministro della Difesa non è stato in grado di spiegare perché uno dei suoi computer sia stato trovato dai giornalisti del Times in una discarica tristemente famosa alla periferia di Accra, in Ghana. Un luogo dove i ragazzini anche di soli 5 anni estraggono pezzi di metallo dalle apparecchiature elettriche e sono esposti a sostanze chimiche potenzialmente letali.

Gli ispettori dell’agenzia ambientale del Brasile, l’Ibama, hanno scoperto rifiuti ospedalieri, tra cui -pare- sacche di sangue. Un altro container era pieno di giocattoli sporchi, con un avviso scritto in portoghese che avvertiva di lavare gli oggetti prima di darli «ai bambini poveri brasiliani». Furenti le autorità di Brasilia. Ingrid Oberg, la funzionaria dell’Ibama che ha aperto i container trovati nel porto di Santos, ha detto alla tv nazionale che «chi, nel Regno Unito, ha messo questa spazzatura nei contenitori sapeva esattamente cosa stesse facendo e dove andassero. È un atto criminale e la Gran Bretagna deve assumersene la responsabilità». E adesso il governo vuole il rimpatrio di quella montagna di immondizia: «Il Brasile non può essere considerato la discarica del pianeta».

Dopo la forte condanna delle autorità brasiliane e l’apertura di un’inchiesta, ieri Londra ha promesso che riporterà in patria tutto il carico pericoloso. Liz Parks, direttore dell’Agenzia britannica per l’Ambiente, ha precisato che il rimpatrio richiederà alcune settimane.