Brasile, un paese dalle grandi potenzialità

Se ne parla poco sui giornali. Figuriamoci in televisione. Tutti a guardare a cosa fa la Cina, se cala il tasso di disoccupazione Usa o se gli arabi del petrolio falliranno sotto il peso degli investimenti immobiliari,. Per carità: tutto corretto. L’economia, cioè il business, è li che si muove nel mondo globalizzato.

Eppure, bisognerebbe occuparsi di più di quanto accade anche altrove. Come stanno facendo molte multinazionali e, per fortuna, anche qualche impresa italiana. Guardando al Brasile del presidente Lula, capace di imporsi nel mondo non più soltanto per le imprese dei suoi calciatori e per il carnevale di Rio.

Basta qualche numero per capire le potenzialità dell’immenso paese sudamericano, con un peso sempre crescente anche in campo internazionale (come dimostra l’odierna proposta del ministre degli esteri di Brasilia che si è proposto per organizzare colloqui di pace in Palestina). Giusto per dare qualche numero:

  • La Borsa brasiliana è stata la migliore del mondo nel 2009 con un rialzo dell’85%.
  • Il Pil crescerà nel 2009 del 5,8% (+8,8% quello della Cina).
  • Le immatricolazioni auto nell’anno sono cresciute dell 11,35% (terzo rialzo record consecutivo).

Qualche azienda italiana si è mossa per tempo e ha già aperto sedi operative sull’altra sponda dell’Atlantico. Ma sono poche, troppo poche, e tutto sembra una replica delle occasioni perdute con il boom della Cina e dell’India. Eppure le occasioni sono lì da cogliere. Non solo per il piano di privatizzazioni messo in atto dal governo Lula (che tra l’altro sovvenziona le aziende che si fondono per creare campioni che possono competere a livello mondiali), ma anche – per dire – perché sarà il Brasile a organizzare le Olimpiadi dopo quelle di Londra e i Mondiali di calcio dopo il Sudafrica. Uno sviluppo che a creato anche scompesi ambientali (ricordiamoci le polemiche per il consumo dell’Amazzonia), ma che sicuramente fa del Brasile il nuovo paese guida nel riscatto del Sud-America.